Intelligenza Artificiale, la spinta finale all’automazione

La diffusione capillare nella società del lavoro dei sistemi di intelligenza artificiale spingerà la sistemica contraddizione in processo del Capitale. fino alle estreme conseguenze (IA e capitale, parte III)

23.04.2024, di Tomasz Konicz

«Internet? Ma quella cosa è ancora in giro?» – Homer Simpson, dicembre 1999 [*1]

All’euforia iniziale, quel che ha fatto seguito sono state disillusione e depressione. L’avvento di Internet, all’inizio del millennio, è stato preceduto da un clamore mediatico e si è accompagnato a una sorta di Bonanza speculativa sui mercati azionari delle società high-tech („Neuer Markt“, Nasdaq), dove l’industria di Internet è stata acclamata come un nuovo settore economico trainante, con milioni di piccoli risparmiatori diventati investitori in borsa (T-share, Infineon). Per mesi, talvolta, sui mercati azionari si sono viste nuove e sconosciute imprese IT valutate più dei giganteschi gruppi industriali come Daimler. Quando la grande bolla dell’high-tech è scoppiata, e ha cominciato a fallire tutta una serie di dubbie start-up, ecco che ha avuto inizio una fase di disillusione, in cui Internet veniva ridicolizzata come se si trattasse solo di una mera moda, quasi si trattasse solo di una rete per alcuni negozi virtuali. Eppure, non si può negare che l’industria di Internet abbia trasformato radicalmente il capitalismo. E sebbene non sia stato creato un nuovo settore economico IT su cui realizzare uno sfruttamento di massa del lavoro salariato, va detto che le ex cricche IT, riuscite a sopravvivere sui mercati azionari al massacro degli anni 2000-2001, oggi in realtà valgono più delle società industriali. Attualmente, per quanto riguarda il potenziale economico dell’Intelligenza Artificiale, il tardo capitalismo si trova in una fase simile. Mentre il grande clamore sembra si sia cominciato a spegnere, si registrano i primi risultati borsistici deludenti – fatta eccezione per Nvidia [2] – mentre tra il pubblico si diffonde stanchezza e delusione riguardo l’Intelligenza Artificiale, dal momento che le grandi visioni dei guru dell’IA e dei transumanisti [3], a causa degli evidenti deficit dei sistemi di apprendimento artificiale utilizzati finora, aspettano ancora di essere realizzate. Inoltre, il boom di Internet, avvenuto al volgere del millennio, simile a quello delle ondate di razionalizzazione industriale degli ultimi due decenni del XX secolo, quando i robot industriali trasformarono il processo di produzione a catena di montaggio fordista, sembra confermare una tesi centrale dell’economia borghese: anche se le nuove tecnologie rendono obsoleti moltissimi posti di lavoro, quello stesso progresso tecnologico consente di creare un numero sufficiente di settori occupazionali che, nonostante tutti gli svantaggi, assicurano la continuità della società del lavoro capitalista. Recentemente, ad esempio, sulla rivista del MIT, Technology Review, è stata propagandata tale tesi sulla capacità di rigenerarsi che avrebbe il mercato del lavoro, in un articolo che descriveva un ampio arco di crisi e di potenziamenti tecnologici, avvenuti a partire dagli anni Trenta, allorché anche all’interno dell’amministrazione Roosevelt, nel bel mezzo della Grande Depressione dell’epoca, [4] la questione, se «il progresso tecnologico, attraverso la crescente efficienza del nostro processo industriale, stia togliendo posti di lavoro più velocemente di quanto riesca a crearne di nuovi», era stata discussa in maniera controversa Alla luce dell’evoluzione del mercato del lavoro statunitense degli ultimi decenni, dove nel 2018 circa il 60% dei salariati veniva impiegato in occupazioni che prima del 1940 neppure esistevano, la Technology Review non ha visto alcun segno del fatto che la capacità di adattamento di questo mercato possa essere superata dagli effetti della razionalizzazione basata sull’automazione. Secondo il Technoblatt, parlare di „fine del lavoro“ costituisce una „distrazione“ rispetto alla questione di come l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata per far crescere l’economia e creare nuovi posti di lavoro. I funzionari dei sindacati tedeschi, come il capo del DGB Yasmin Fahimi, che ha definito «una sciocchezza» la crisi della società del lavoro innescata dalla crescente „digitalizzazione“, sostengono una tesi simile [5].

Link: https://francosenia.blogspot.com/2024/04/il-2-livello-di-homer-simpson.html

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